Domenica tragica in valle Aurina dove un gruppo di amici del posto viene travolto: due muoiono, illesi gli altri
La valanga uccide due ragazzi
E a Brennero altra slavina: tre scialpinisti vivi per miracolo

di Aldo De Pellegrin

VALDAORA. Una domenica tragica per gli scialpinisti. Le valanghe hanno travolto due gruppi di escursionisti: una in valle Aurina dove ha ucciso due ragazzi; sul monte Spina del Lupo invece, nei pressi del Brennero, altri tre giovani, due bolzanini e una ragazza di Rifiano, sono stati sfiorati dalla slavina e sono salvi per miracolo. Sono di Valdaora in Val Pusteria, gli scialpinisti uccisi: Andreas Brunner, di 25 anni, e Roland Moser, di 23. E' rimasto praticamente illeso Georg Brunner, di 27 anni, fratello di una delle due vittime, che era accanto agli sfortunati compagni quando la neve si è staccata dal crinale poco sotto la Cima Dura a circa 3.000 metri di quota e ha trascinato con sé due dei cinque scialpinisti che si trovavano sul pendio. La massa nevosa si è fermata solo dopo oltre 400 metri. Gli scialpinisti testimoni dell'incidente hanno inutilmente tentato di dare l'allarme con il telefono cellulare che in questa zona molto isolata però non aveva copertura.

 

CAMPO TURES. Cinque amici, la passione per la montagna e lo scialpinismo, una condizione fisica invidiabile e un obiettivo ambizioso: i 3000 metri di Cima di Moia nelle Alpi Aurine. Componenti classiche di una magnifica domenica di sudore, amicizia e grandi sensazioni ma purtroppo ingredienti anche di una nuova tragedia della montagna. Una tragedia che ieri ha strappato alla vita Andreas Brunner e Roland Moser travolti da una valanga che ha miracolosamente risparmiato Georg Brunner.
Il gruppo di cinque amici, composto da Simon Kehrer di Pieve di Marebbe, Ingo Irsara di Badia, Georg e Andreas Brunner e Roland Moser di Valdaora, tutti fra i venti ed i venticinque anni, si era dato un obiettivo insolito ed ambizioso su un percorso scialpinistico difficile e non propriamente usuale. Ma stimolante, proprio perchè al di fuori dei tracciati consueti e, talvolta, troppo frequentati: la forcella di Cima di Moia, a 2949 metri, appena una sessantina di metri sopra i 3010 della omonima cima nel Gruppo di Cima Dura nelle Alpi Aurine. Partiti al mattino da Riva di Tures, attorno alle 11,45 la salita, mai facile stava per finire. La forcella era lì, un centinaio di metri sopra Ingo Irsara e Simon Kehrer, solo un po' più distante per Georg Brunner mentre suo fratello Andreas e Roland Moser avrebbero dovuto camminare ancora per qualche decina di minuti per superare i circa 300 metri di dislivello che li separavano dagli amici in alto. Improvvisamente, dalle testimonianze pare senza causa apparente, dalla cresta della forcella di Cima Moia, probabilmente per l'accumulo di neve trasportata dal forte vento del giorno prima, si è staccata una valanga che, lasciando illesi Kehrer e Irsara che si trovavano ai suoi margini, ha invece trascinato con sè Georg Brunner che era poco più in basso ed investito in pieno, con un fronte alto ben più di un paio di metri e che si andava allargando a vista d'occhio per il distacco di altre due valanghe ai lati della conca, Andreas Brunner e l'amico Roland Moser che si trovavano diverse centinaia di metri più a valle. Miracolati nel disastro, Ingo Irsara e Simon Kehrer sono riusciti a non perdere mai di vista almeno l'amico Georg Brunner e, prima che uno di loro si precipitasse a valle, fino al Pichlerhof di Riva di Tures a dare l'allarme - in quella zona i cellulari non hanno campo - sono riusciti a salvarlo, estraendolo pur ferito e sotto choc, dalla massa nevosa. Per gli altri due ragazzi, Roland Moser di 23 anni e Andreas Brunner di 25 anni, entrambi soci dell'Alpenverein di Valdaora ed entrambi colleghi nella banda musicale del loro paese, i soccorsi sono arrivati tutti e purtroppo tardi. Nonostante l'impiego del Pelikan 2 e dell'elicottero di Aiut Alpini Dolomites, nonostante i quattordici uomini del Bergrettungsdienst e del soccorso alpino della Guardia di Finanza, nonostante i tre cani da valanga impiegati e nonostante i corpi siano stati ritrovati assai rapidamente, grazie ai rilevatori Arva che tutti e cinque avevano con sè, l'impatto e la violenza della massa nevosa sono stati tali da trascinarli per quasi altri 400 metri verso valle e da non lasciar loro la benchè minima via di scampo. Li hanno ritrovati così, ormai morti, disseppellendoli da sotto un metro e mezzo di neve. Georg Brunner, recuperato sotto choc, è stato trasferito in volo all'ospedale di Brunico e li giudicato subito fuori pericolo mentre alle squadre di soccorso, coordinate dal responsabile d'intervento del Brd di Campo Tures Herbert Prenn è poi rimasto il doloroso compito del trasferimento a valle delle salme degli altri due giovani scialpinisti, che sono state pietosamente composte nella cappella mortuaria di Campo Tures, a disposizione del magistrato che disporrà nei prossimi giorni, sentite le testimonianze, se aprire un'inchiesta. Ai carabinieri di Campo Tures, intervenuti in collaborazione col soccorso alpino della Guardia di Finanza, è rimasto il compito istituzionale delle indagini sulle possibili cause della sciagura e sui perchè, in una giornata che indicava a grado 3 in tutto il territorio il rischio di valanghe, i cinque ragazzi abbiano scelto un tour così insolito ed impegnativo. Domande cui è difficile trovare risposta, domande cui chi ama lo scialpinismo può rispondere con argomenti incomprensibili a chi non ha questa passione nel cuore, domande che non ridaranno la vita ad Andreas e Roland ma che forse, domani, la salveranno ad altri.

 

Trova riparo nella neve mentre il compagno scende a valle per dare l'allarme
Alpinista salvato in extremis
Colto da malore durante un'escursione con gli sci
VAL MARTELLO Ha rischiato l'assideramento


MARTELLO. Ha rischiato grosso, e se ora può raccontare la sua avventura lo deve soprattutto al sangue freddo del suo compagno di escursione che, dopo averlo messo al riparo in una buca scavata nella neve, è sceso velocemente a valle per dare l'allarme. Ma anche ai soccorritori del Bergrettungsdienst di Martello, che con gli sci ai piedi lo hanno raggiunto in piena notte, quando ormai le forze lo stavano per abbandonare.
Il giovane sci-alpinista, un ventunenne di Silandro, parcheggiato l'automezzo nei pressi dell'albergo Belvedere, a 2060 metri in alta Val Martello, si era messo in marcia venerdì a mezzogiorno in compagnia di un amico. Meta la Kalfanwand, una cima di 3061 metri d'altezza in Val di Peder, da raggiungere con calma, sci ai piedi, entro il crepuscolo. Per poi lanciarsi in una entusiasmante discesa in neve fresca al chiaro di luna.
In prossimità delle cima i primi sintomi. Dolori al torace, forse a causa di un blocco della digestione, poi fitte lancinanti all'intestino. Il malessere diventa insopportabile quando i due sono in fase di discesa, quattrocento metri sotto la vetta. Il giovane sci-alpinista si accascia al suolo, incapace di proseguire. Il cellulare non evidenzia copertura telefonica. Il compagno non si perde d'animo, scava una buca nella neve dove il collega possa trovare riparo, e si lancia in discesa per raggiunge gli alberghi del fondovalle. Sono le 20 quando entra al Belvedere e racconta al gestore la brutta avventura. Pochi minuti dopo, quindici uomini del Brd di Martello sono già sul piazzale dell'albergo pronti a mettersi in moto. Lo sci-alpinista viene raggiunto verso le 23, le sue condizioni sono notevolmente peggiorate, manifesta principi d'assideramento ed è solo parzialmente contattabile. Un leggero ritardo poteva essere fatale.
I soccorritori adagiano il giovane sull'akja, una via di mezzo tra slitta e barella, e lo riportano a valle a tempo di record, dove nel frattempo è sopraggiunto il medico d'urgenza del 118.
Dopo le cure del caso, il giovane viene trasportato all'ospedale di Silandro, dove lo dichiarano fuori pericolo.

Erano con altri tre amici, che invece sono riusciti a mettersi in salvo. L'allarme dato in ritardo perché il cellulare non "prendeva"
Valanga assassina uccide due giovani
Travolti mentre facevano scialpinismo in Valle Aurina, sono morti soffocati
LA MORTE BIANCA

di Aldo De Pellegrin

CAMPO TURES. Cinque amici, la passione per la montagna e lo scialpinismo, una condizione fisica invidiabile e un obiettivo ambizioso: i 3000 metri di Cima di Moia nelle Alpi Aurine. Componenti classiche di una magnifica domenica di sudore, amicizia e grandi sensazioni ma purtroppo ingredienti anche di una nuova tragedia della montagna. Una tragedia che ieri ha strappato alla vita Andreas Brunner e Roland Moser travolti da una valanga che ha miracolosamente risparmiato Georg Brunner.
Il gruppo di cinque amici, composto da Simon Kehrer di Pieve di Marebbe, Ingo Irsara di Badia, Georg e Andreas Brunner e Roland Moser di Valdaora, tutti fra i venti ed i venticinque anni, si era dato un obiettivo insolito ed ambizioso su un percorso scialpinistico difficile e non propriamente usuale. Ma stimolante, proprio perchè al di fuori dei tracciati consueti e, talvolta, troppo frequentati: la forcella di Cima di Moia, a 2949 metri, appena una sessantina di metri sopra i 3010 della omonima cima nel Gruppo di Cima Dura nelle Alpi Aurine. Partiti al mattino da Riva di Tures, attorno alle 11,45 la salita, mai facile stava per finire. La forcella era lì, un centinaio di metri sopra Ingo Irsara e Simon Kehrer, solo un po' più distante per Georg Brunner mentre suo fratello Andreas e Roland Moser avrebbero dovuto camminare ancora per qualche decina di minuti per superare i circa 300 metri di dislivello che li separavano dagli amici in alto. Improvvisamente, dalle testimonianze pare senza causa apparente, dalla cresta della forcella di Cima Moia, probabilmente per l'accumulo di neve trasportata dal forte vento del giorno prima, si è staccata una valanga che, lasciando illesi Kehrer e Irsara che si trovavano ai suoi margini, ha invece trascinato con sè Georg Brunner che era poco più in basso ed investito in pieno, con un fronte alto ben più di un paio di metri e che si andava allargando a vista d'occhio per il distacco di altre due valanghe ai lati della conca, Andreas Brunner e l'amico Roland Moser che si trovavano diverse centinaia di metri più a valle. Miracolati nel disastro, Ingo Irsara e Simon Kehrer sono riusciti a non perdere mai di vista almeno l'amico Georg Brunner e, prima che uno di loro si precipitasse a valle, fino al Pichlerhof di Riva di Tures a dare l'allarme - in quella zona i cellulari non hanno campo - sono riusciti a salvarlo, estraendolo pur ferito e sotto choc, dalla massa nevosa. Per gli altri due ragazzi, Roland Moser di 23 anni e Andreas Brunner di 25 anni, entrambi soci dell'Alpenverein di Valdaora ed entrambi colleghi nella banda musicale del loro paese, i soccorsi sono arrivati tutti e purtroppo tardi. Nonostante l'impiego del Pelikan 2 e dell'elicottero di Aiut Alpini Dolomites, nonostante i quattordici uomini del Bergrettungsdienst e del soccorso alpino della Guardia di Finanza, nonostante i tre cani da valanga impiegati e nonostante i corpi siano stati ritrovati assai rapidamente, grazie ai rilevatori Arva che tutti e cinque avevano con sè, l'impatto e la violenza della massa nevosa sono stati tali da trascinarli per quasi altri 400 metri verso valle e da non lasciar loro la benchè minima via di scampo. Li hanno ritrovati così, ormai morti, disseppellendoli da sotto un metro e mezzo di neve. Georg Brunner, recuperato sotto choc, è stato trasferito in volo all'ospedale di Brunico e li giudicato subito fuori pericolo mentre alle squadre di soccorso, coordinate dal responsabile d'intervento del Brd di Campo Tures Herbert Prenn è poi rimasto il doloroso compito del trasferimento a valle delle salme degli altri due giovani scialpinisti, che sono state pietosamente composte nella cappella mortuaria di Campo Tures, a disposizione del magistrato che disporrà nei prossimi giorni, sentite le testimonianze, se aprire un'inchiesta. Ai carabinieri di Campo Tures, intervenuti in collaborazione col soccorso alpino della Guardia di Finanza, è rimasto il compito istituzionale delle indagini sulle possibili cause della sciagura e sui perchè, in una giornata che indicava a grado 3 in tutto il territorio il rischio di valanghe, i cinque ragazzi abbiano scelto un tour così insolito ed impegnativo. Domande cui è difficile trovare risposta, domande cui chi ama lo scialpinismo può rispondere con argomenti incomprensibili a chi non ha questa passione nel cuore, domande che non ridaranno la vita ad Andreas e Roland ma che forse, domani, la salveranno ad altri.