Istruttore nazionale, maestro di sci, esperto alpinista, aveva 34 anni: lascia la moglie e una figlia di due mesi

Guida muore sotto una valanga

Michele Cestari travolto sul Rujoch, salvi i tre compagni Preoccupato per i cumuli creati dal vento, ferma il gruppo e prova il tracciato: una slavina gigantesca si stacca e lo sommerge, trascinandolo per mille metri

 

PERGINE. Nuovo lutto per l'alpinismo trentino, tre giorni dopo la fine del finanziere di Cembra Stefano Gottardi. Ieri ha perso la vita sotto una valanga Michele Cestari, 35 anni, istruttore nazionale delle guide alpine, sposato e padre di una bambina di soli due mesi. Cestari è stato travolto sul monte Rujoch, dove giusto un anno fa aveva perso la vita Andrea Morelli, mentre conduceva tre clienti in un'escursione di scialpinismo, due trentini e una svizzera, che si sono salvati.

PERGINE. A soli tre giorni dalla morte del finanziere Stefano Gottardi, una nuova tragedia ha sconvolto il mondo alpinistico trentino: Michele Cestari, 35 anni, istruttore nazionale delle guide alpine, è morto nel primo pomeriggio di ieri, travolto da una valanga mentre affrontava con gli sci la discesa dal monte Rujoch, in val dei Mocheni. Illesi i tre clienti che si trovavano con Cestari: intuendo il pericolo, la guida alpina aveva invitato i compagni di escursione ad attendere sulla cresta del monte. Michele lascia la moglie Marisa e una figlioletta, nata appena due mesi fa. Verso le 9 di ieri mattina la comitiva ha raggiunto passo Redebus, in val dei Mocheni. Con Michele Cestari ci sono Simone Maier, 37 anni, di Basilea (la donna è un'amica della guida alpina), Ruggero Falvo, 32 anni, artigiano di Pergine, e Marco Marchesoni, 36 anni, turista milanese. I quattro, sotto le direttive di Cestari, intendono affrontare una via scialpinistica di media difficolta: il monte Rujoch, sino a quota 2.415, un tragitto che, sulla carta, si completa in poco meno di quattro ore. Prima di partire il gruppo fa il "cancelletto", ovvero il controllo della corretta trasmissione e ricezione degli Arva, l'apparecchio che segnala una persona sepolta sotto una valanga. Tutto funziona alla perfezione. La comitiva imbocca la strada forestale che porta a malga Stramaiolo. La giornata è splendida. I quattro raggiungono, senza problemi, malga Pontara, Passo Polpen, cima Uomo Vecchio e, finalmente, la vetta del Rujoch. Poco minuti prima delle 13 il gruppo inizia la discesa. Sono a quota 2.200, sulla cresta, e devono affrontare un canalone che si affaccia sulla valle dell'Inferno e li dirige verso malga Stramaiolo. Cestari intuisce che c'è una situazione rischiosa. La neve in quota non è particolarmente abbondante, ma il forte vento ha creato pericolosi cumuli. Da vero professionista la guida alpina ferma il gruppo in cresta: vuole verificare la sicurezza del pendio. Cestari scende con gli sci, affronta pochi metri. Ed è il dramma. Una gigantesca valanga con un fronte di trecento metri si stacca sotto le lamine. La grande esperienza e il fisico allenato questa volta non bastano: Michele viene risucchiato dalla tempesta bianca. La valanga corre, imbocca due differenti canaloni che portano nella valle dell'Inferno. La violenza scatenata dalla massa di neve si spegne quasi mille metri a valle dal punto di distacco. I tre compagni d'escursione lanciano immediatamente l'allarme. Alle 13 e 5 la chimata arriva alla stazione del soccorso alpino di Pergine. Alle 13 e 17 Carlo Fruet, comandante dei volontari di Pergine, e Paolo Fontanari, vengono portati in quota dall'elicottero di Trentino Emergenza. Un secondo elicottero si leva in volo: da Pergine e dalla Panarotta vengono portati nella zona della valanga 35 volontari del soccorso alpino (oltre alla stazione di Pergine ci sono Levico, Borgo e Lavis). Con loro quattro cani da valanga con i conduttori. Impressionante lo scenario che si presenta: la valanga è davvero immensa. Nel frattempo i tre scialpinisti hanno già avviato le ricerche con l'Arva. Senza successo. Dall'apparecchio che Michele indossava regolarmente non arrivano segnali. Passano i minuti. Le ore. E le speranze iniziano a crollare: è tardi per sperare di trovare Michele in vita. I soccorritori sondano la neve. I cani cercano di fiutare il giovane imprigionato nella neve. Poco dopo le 15 due cani "marcano" sicuri un punto, quasi alla base della valanga. Si scava: ecco lo zaino. Cinque metri più a monte le sonde avvertono la presenza di un corpo, ad un metro e mezzo di profondità. Le pale lavorano a ritmi frenetici: è Michele. Non c'è più nulla da fare: il rianimatore può solo constatare il decesso. La giovane guida alpina è stata trascinata per quasi settecento metri. Simone Meier, di fronte alla tragica realtà, viene colpita da malore e immediatamente viene trasportata in elicottero a Pergine, dove la prendono in cura i sanitari del 118. Inizia il mesto ritorno dei sopravvissuti e dei soccorritori. L'elicottero inizia la spola tra il Rujoch e il Redebus. Il corpo di Michele Cestari viene portato a valle e composto nella cappella mortuaria di Baselga di Pinè. La notizia della tragedia si diffonde rapidamente e getta nello sconforto il mondo alpinistico trentino. In serata i carabinieri di Baselgà di Pinè hanno sentito le testimonianze di Marco Marchesoni e Ruggero Falvo. La dinamica della tragedia è comunque chiara. Resta un aspetto, tuttavia, da chiarire. Quando i soccorritori hanno trovato Michele l'Arva era regolarmente acceso, ma non trasmetteva il segnale. Probabilmente l'apparecchio è rimasto danneggiato nella spaventosa corsa nella neve. Resta però il dubbio di un guasto improvviso.