Dall’ “Alto Adige” 19 dicembre 2002

 

Passo Rombo, scialpinista
muore sotto una valanga


MOSO IN PASSIRIA. Oswald Hofer è stato trovato da due scialpinisti che seguivano le sue tracce nella zona di Passo Rombo, a 2700 metri di altezza. Semisepolto in mezzo metro di neve, con la parte inferiore del corpo che affiorava in superficie. Morto per asfissia da almeno tre quarti d'ora.

 

 

MOSO IN PASSIRIA. Oswald Hofer è stato trovato da due scialpinisti che seguivano le sue tracce lungo la catena di confine in zona Passo Rombo a 2700 metri di altezza. Semisepolto in mezzo metro di neve, con la parte inferiore del corpo che affiorava in superficie. Morto per asfissia da almeno tre quarti d'ora sotto la slavina di modeste dimensioni che egli stesso aveva staccato.
La passione di Oswald Hofer per lo sci alpinismo era nota in tutta la valle. Ogni occasione era buona per attaccare le pelli di foca alle solette degli sci ed arrancare in salita verso le cime che fanno da corona all'alta Val Passiria.
Quarantadue anni, boscaiolo, una compagna, Helga, tre figlie in giovane età, 15, 9 e 7 anni. Residente a Plan ma domiciliato a Gomion, cognato del sindaco di Moso, Wilhelm Klotz, che ha sposato sua sorella. Molto tempo libero nella stagione invernale, l'ideale per dare libero sfogo alla sua sfrenata passione, rigorosamente in solitaria. Come ieri mattina quando, di buon'ora, ha parcheggiato la sua vecchia Bmw 320 a Ponte Rombo (Timmelsbrücke, 1794 m) a pochi tornanti dall'omonimo passo e, sci in spalla, si è avviato con passo veloce verso Malga Rombo (Timmelsalm), meta finale il Kitzkogel (3050 m) a nord del passo, sulla cresta di confine tra Italia e Austria.
La giornata è stupenda, neanche una nuvola all'orizzonte. Le abbondanti nevicate delle scorse settimane si sono compattate, in superficie solo uno strato di pochi centimetri di neve fresca, dieci, quindici al massimo. Oswald Hofer sale pregustandosi le entusiasmanti serpentine della discesa.
La mulattiera che porta alla malga corre parallela al corso del Passirio, a quell'altitudine ed in questa stagione ridotto a poco più che un rigagnolo d'acqua. Alla Timmelsalm mette gli sci ai piedi e piega decisamente verso ovest, verso la valle Lunga (Langes Tal) che porta direttamente ai piedi della cresta di confine. Risale l'immenso catino bianco, alla sua sinistra sfilano il Monte del Rombo (Timmelsjochberg, 2970 m), il Corno del Passo (Jochköpfl, 3143 m), davanti intravede la sua meta, il Kitzkogel.
Improvvisamente la tragedia. Gli sci tagliano un accumulo eolico formato nella notte dal vento, la massa nevosa perde di aderenza con lo strato di fondo, un fronte non più largo di dieci metri di neve si mette in moto verso il basso trascinando con se lo sfortunato scialpinista. Una scivolata verso valle di circa quindici metri, Oswald Hofer cade, le vie respiratorie gli si riempiono di neve, perde conoscenza e muore per asfissia. Semisepolto, a testa in giù in meno di mezzo metro di polvere bianca. Verrà casualmente individuato, tre quarti d'ora dopo, da una coppia di sciatori che ne seguivano le tracce.

 

 

Frenetiche verifiche prima di dare un nome alla vittima
Difficile l'identificazione


MOSO IN PASSIRIA. Quel corpo senza vita che riposava nella cappella mortuaria della chiesa di Moso è rimasto a lungo senza un nome. Voci, ipotesi, ma nessuna certezza. Sicuramente doveva trattarsi di uno del luogo, e Oswald Hofer (nella foto a lato)era forse l'unico ad avventurarsi in solitaria su quelle montagne. Suo quindi il nome pronunciato fin dal primo momento, ma poche conferme. Anche dal cognato, il sindaco Klotz che in quei momenti era impegnato col suo lavoro di vigile urbano a Marlengo, non aveva elementi utili. Impossibile dare una conferma a distanza senza vedere la salma, o almeno qualche capo d'abbigliamento o altri dettagli personali. La certezza solo dopo un paio d'ore, quando Konrad Graf, capo del Brd di Corvara, è arrivato alla stazione dei carabinieri con i documento prelevati dall'auto parcheggiata lungo i tornanti del Rombo.

 

«Salivamo accompagnati
da un tragico presentimento»


MOSO IN PASIRIA. «Abbiamo deciso di seguire quelle tracce, benché deviassero dal nostro itinerario, perché presi da un tragico presentimento».
È il racconto di Erwin Illmer e Ulrich Karlegger, i due amici, il primo di San Leonardo, l'altro di San Martino, che ieri seguivano Oswald Hofer sui monti dell'Alta Passiria a poco più di mezz'ora di distanza.
«Tracce fresche, che sparivano in lontananza dietro ad un dosso e non ricomparivano dall'altra parte. Il presentimento è stato ben presto confermato dalla tragica realtà».
Laddove le tracce si interrompono, i due compagni si imbattono sui cumuli di neve formati dalla slavina. Poi la macabra scoperta di due gambe affioranti dalla neve, con ancora gli sci ai piedi. Sono le 9 e 15 di ieri.
In pochi secondi lo sciatore viene liberato dalla morsa bianca, è già cadavere. Ulrich, che come pompiere volontario ha nozioni di primo soccorso, mette in atto le tecniche di rianimazione cardiopolmonare, Erwin, sci ai piedi, scende un buon quarto d'ora alla ricerca di una zona dove il cellulare abbia campo per allertare i soccorsi. La centrale operativa del 118 in un primo tempo fa levare in volo da Malga Sanon sull'Alpe di Siusi l'Ecureuil dell'Aiut Alpin Dolomites, ma quando è pressoché certo che si tratti di recuperare un cadavere, l'elicottero dei Catores di Gardena inverte la prua e in Alta Passiria viene inviato il Pelikan 1 di stanza a Bolzano.
Sono ormai le dieci quando il "Notarzt" Johannes Kneringer viene calato sul posto della disgrazia insieme con un soccorritore del bergrettungsdienst di Corvara in Passiria. La constatazione di morte è una pura formalità.
La salma viene rinchiusa in un apposito sacco, recuperata dal Pelikan e trasportata fino a Moso dove verrà composta nella cappella mortuaria della chiesa del paese. Paese dove tutti sono in attesa, dove tutti hanno gli occhi umidi. È un lutto di tutti perché è un lutto del primo cittadino, Oswald Hofer è infatti cognato del sindaco Wilhelm Klotz che ha sposato sua sorella.
Il Pelikan se ne va lasciando la comunità chiusa nel dolore per quel figlio prematuramente scomparso.