Valanghe, a Trento il centro d’intervento

Sarà il punto di riferimento per l’intera area dolomitica

Intesa in vista con le Aziende di Bolzano e di Belluno Graffigna:

«Servono procedure standard di intervento»

 

Rianimazione e unità di cardiochirurgia dell’ospedale S. Chiara di Trento potrebbero diventare un centro di riferimento per le persone estratte ancora vive dalle valanghe, ma che necessitano di delicati interventi di circolazione extracorporea. L’Azienda sanitaria trentina ha già dato la sua disponibilità sia alla provincia di Bolzano sia a quella di Belluno. In pratica il centro trentino potrebbe diventare un centro di riferimento per i «valangati» di tutta l’area dolomitica. «Noi la nostra disponibilità l’abbiamo data - spiega Angelo Graffigna, primario di cardiochirurgia al S. Chiara -, ma il presupposto essenziale è che vengano seguite procedure standard sia nell’organizzazione dei soccorsi sia nei primi interventi di rianimazione».

Procedure standard che devono assicurare soprattutto che non venga perso nemmeno un minuto. «È importantissimo che i soccorritori avvertano immediatamente la rianimazione perché provveda ad attivare la sala operatoria - spiega Graffigna -. La circolazione extracorporea deve essere attivata entro un’ora e mezzo, oltre questo tempo è impossibile salvare un paziente; entro l’ora e mezzo invece si è visto che è possibile il recupero delle funzioni vitali. L’evoluzione poi dipende da tante cose, tra cui gli eventuali traumi subiti». Il centro di riferimento per i valangati servirebbe per curare l’ipotermia, cioè per «riscaldare» il sangue, una tecnica che serve a salvare la vita di chi «affoga», ad esempio, in una pozza d’acqua fredda o rimane sotto una valanga, ma senza riportare altri traumi. «Purtroppo nel caso di una slavina come quella della cima Veglia è quasi impossibile salvarsi - dice Graffigna -. Era stretta come fronte, ma troppo imponente come massa di neve».

La procedura, attivata venerdì per la prima volta con riferimento intratrentino (118 e soccorso alpino hanno lavorato in stretto coordinamento con la rianimazione e l’ospedale S. Chiara), ha funzionato alla perfezione, tanto che in un primo momento i sanitari erano parsi ottimisti. «Il tempo trascorso dal momento in cui il ragazzo è stato trovato al momento in cui è entrato in sala operatoria è stato veramente ridotto al minimo - continua Graffigna -. Il nostro rianimatore che era sull’elicottero ha attivato immediatamente la procedura. E il cuore del ragazzo ha ripreso a battere quasi subito con vigore; poi naturalmente c’è voluto invece più tempo, quasi tre ore, per riportare la temperatura corporea, scesa a 27 gradi, su valori normali. Ma purtroppo, ci sono anche altri problemi». Daniele è rimasto sepolto nella neve per quaranta lunghissimi minuti, prima di essere individuato e tirato fuori.

L’Arva e l’autosoccorso (una piccola sonda e una pala) avrebbero sicuramente accorciato i tempi.

 

 

 

 

L’ESPERTO

Tecnica ed equipaggiamento

Ecco le regole della sicurezza

di FRANCESCA LOZITO

 

«È assolutamente necessaria la sicurezza per praticare lo scialpinismo». Parola di Mauro Degasperi, istruttore nazionale, per nove anni direttore della prestigiosa scuola Graffer di Trento. E sarà proprio lui a dirigere (con Giuliano Giovannini come vicedirettore) il diciannovesimo corso base di scialpinismo, che partirà il prossimo ventiquattro gennaio.

«Il corso - spiega Degasperi - è rivolto a chi ha una minima padronanza degli sci ed intende approfondirealcuni aspetti di conoscenza, fondamentali per orientarsi durante le escursioni». Equipaggiamento individuale e di gruppo, organizzazione di una escursione, orientamento e topografia, nivologia e comportamento del manto nevoso, prevenzione e autosoccorso in valanga,

ambiente alpino in inverno: queste le materie delle sei lezioni teoriche in programma  presso la sede Sat di Trento. Ci s a r a n n o , inoltre, cinque escursioni sulle montagne della regione, di cui una di due giorni: «Per farle, naturalmente, valuteremo prima le condizioni della neve.

Lo scopo non sarà quello di raggiungere la cima, ma di svolgere un programma, che comprende l’apprendimento di alcune specialità, come tecnica di salita, la ricerca nella neve di dispersi sotto

le valanghe, attraverso l’uso dell’apparecchio Arva». Degasperi insiste molto sul discorso della prevenzione: «È possibile, con un’adeguata preparazione, prevenire del 95% gli incidenti da valanga. Per farlo è necessario imparare a leggere la cartina del percorso e interpretarlo in base al bollettino meteorologico della neve. Poi, una volta sul posto, bisogna sapere effettuare le scelte giuste a seconda della situazione che ci si trova davanti». Questo corso riveste molta importanza, secondo l’istruttore, preparazione che : « mi pare - dice - molti non hanno più. Vedo, infatti, sempre più persone che sono preparate dal punto di vista fisico, per affrontare gli sport da

montagna, ma che non la conoscono». Di certo, anche i cambiamenti climatici degli ultimi anni hanno fatto la loro parte: «All’origine – dice Degasperi -lo scialpinismo si faceva in primavera, perché la neve era ben consolidata, in quel periodo era meno probabile venir travolti dalle valanghe.

Ora, che di neve ne cade poca, ci tocca farle tra dicembre e gennaio». Ma è anche vero che da quando c’è poca neve ci sono più incidenti : «La gente va a infilarsi anche nei posti in cui nondovrebbe pur di trovarne un po’». Non c’è comunque p o l e m i c a nelle parole dell’istruttore:

«Gli incidenti, purtroppo, ci sono sempre stati e nei m i e i vent’anni di esperienza ne ho visti capitare anche a persone esperte. Noi, come club alpino con un’esperienza cinquantennale, ci siamo dati alcune regole da rispettare per cercare di evitarli». L’Arva, allora, è lo strumento fondamentale per la prevenzione: «L’autosoccorso è importantissimo: è possibile trovare vivo chi è stato travolto dalla valanga nei primi quindici minuti. Il soccorso alpino, per quanto ottimo, ha necessariamente tempi molto più lunghi per arrivare sul posto».

C’é da dire, comunque, questo tipo di sport sta diventando sempre più raro: «Vedo molte più persone sulle piste da sci che a fare le escursioni» afferma amaramente Degasperi.

Per iscriversi al corso è necessario rivolgersi alla segreteria della SAT in via Manci, il numero di iscrizioni, che si chiuderanno il 18 gennaio, è limitato a un massimo di venti venticinque persone,per consentire a tutti di avere la strumentazione adatta: apparecchio Arva e la pala da neve, obbligatori per effettuare le escursioni.