Cronaca di una valanga al Passone - 12 Aprile 2003

 


Passone - 12 Aprile 2003 - Penso che tutto quello che ho sentito io durante quei momenti sia stato uguale per Luca e Omar, gli amici che con me sabato 12 aprile 2003 hanno tentato di raggiungere il rifugio Battisti dal Passone.
Quella mattina le condizioni a Febbio erano ottime. Ottime per starsene a Reggio a dormire o in dolce compagnia, ma non per andare a sciare, non per fare scialpinismo. Erano due giorni che nevicava con 0 termico altissimo e per di più la pioggia ci aspettava a Pian Vallese, diciamo che c’erano tutte le condizioni per capire che bisognava stare attenti. Noi comunque eravamo preparati con palarvasonda e soprattutto consci di sapere tornare indietro se occorreva. Non voglio stare qui a raccontare l’immane fatica nel tracciare il 615, nostra ma anche di Omar che coraggiosamente ci seguiva a piedi, quindi salto tutta l’ora e trenta di traccia profonda per arrivare all’inizio del canalino di sinistra del Passone.
La visibilità è nulla e una pioggia ghiacciata appanna la maschera. Tenendo i pochi punti di riferimento mi accorgo che la pendenza sale e il traverso del sentiero estivo è alla nostra sinistra,siamo ormai all’entrata del canale. Per non tagliare troppo il pendio dico di togliere gli sci e procedere a piedi sci in spalla anche perché la strettoia sci ai piedi non l’avremmo fatta comunque. Appena sgancio lo sci vado giù letteralmente all’anca , capisco che sarà dura….Con un incrocio di sguardi guardo i miei due amici che arrancano anch’essi di fianco a me, non ci vuole molto a capire che è giunto il momento della ritirata ma l’uscita della strettoia è a due metri da me, in queste condizioni dieci minuti di trincea, ma dopo siamo fuori.
Impossibile, non riesco a salire di due centimetri e mentre sto pensando di aprire la bocca per dire: basta torniamo indietro, vedo trenta centimetri sopra di me aprirsi una crepettina e in un decimo di secondo ci ritroviamo gia tutti e tre a galleggiare su questo fango bianco, un rumore sordo, pauroso, accompagna la nostra “ giostra”. Meccanicamente la valanga , slavina, mare di m…a, chiamatela come volete, si ferma dopo 50 metri di dislivello con un fronte di circa quindici metri dopo aver viaggiato a una velocità lentissima, ma è delle sensazioni di noi tre “ sfigati” che vi voglio raccontare….
Una serie di cose brutte sono accadute in quel lasso di tempo in cui ci siamo ritrovati sopra la valanga, non fisiche ma mentali. Prima cosa: abbiamo avuto il tempo di realizzare dove eravamo, e non è bello!. Il fatto è che potevamo essere al Passone o a Riccione V.le Ceccarini, ma sapevamo che eravamo in un casino e che potevamo solo assistere. Nonostante tutto ho mantenuto un barlume di freddezza e ho subito gridato un NUOTA NUOTA, a chissà chi, dato che comunque noi tre eravamo seduti e tutti fuori, ma sono state le uniche cose che mi venivano in mente di dire ( frutto della pubblicità credo…) oltre a un iniziale M…A appena vista la crepa, che ci stava tutto!
Seconda cosa: non so per quale strano motivo ma eravamo come seduti ad un tavolino viaggiante e per tutto il tempo ci siamo guardati in faccia tutti e tre senza dire nulla ma fissandoci in modo quasi cinico, forse per tenerci d’occhio e vedere l’eventuale punto di sparizione ( che per fortuna non c’è stato) e poi anche perché avevamo voglia di parlarci e toccarci ma non riuscivamo!!!! Sento il bastoncino che tenevo strettissimo in mano, chissà perché…, che viene tirato sotto come da una forza segreta ma fortissima, ed istintivamente lo lascio, meno male che non avevo i laccetti… CI FERMIAMO!! Subito emetto un YA-UU di gioia e contentezza come se avessi fatto la serpentina della vita ma in realtà è solo per scaricare la tensione che avevo accumulato. Ci rialziamo lentamente, siamo a un metro dal fronte della valanga e Omar e Luca, con le gambe visibilmente tremolanti, raggiungono la neve mentre io mi volto e vedo il mio bastoncino a due metri da me: i due metri più lunghi della mia vita. Si perché sento ancora la massa in movimento mentre invece è tutto schifosissimamente fermo, e fare i passi che mi separano dal bastoncino mi fanno pensare di innescarne un'altra. Preso, adesso via di corsa fuori dal fronte.
Eccitati come non mai facciamo foto e buttiamo fuori le prime parole poi la cosa più bella: incrocio di sguardi alla velocità della luce e verdetto unanime: GIÙ!!!!.
Aspettiamo a mettere gli sci per paura di provocare altre valanghe ma dopo dieci minuti e mille voltate a monte con lo sguardo inforchiamo i legni e via a sci uniti fino alla fonte, fino alla normalità.
Stiamo tutti bene,consci di poterlo raccontare, solo i bastoncini di Luca sono rimasti sotto, niente e nessun altro…
A Febbio diluvia, ci cambiamo velocemente e ci fiondiamo al ristorante dove ci diamo dentro di birra e gnocco scherzando e valutando l’accaduto…Sotto la doccia, a casa…inizio a pensare.

Cristian Artioli