Giornale del Popolo
Edizione del 24/07/2003

Locarnese e Valli

«Campane lente per le valanghe»
Il 17 luglio 1783 arriva a Bosco, proveniente da Formazza, Orace Bénédict de Saussure. Il naturalista ginevrino, che è considerato il precursore dell'alpinismo, trova la traversata «spaventosamente solitaria». Il villaggio gli appare invece molto pittoresco, raccolto su un contrafforte di larici e abeti, «abitato da gente tedesca, anche se fa parte del baliaggio italiano di Valmaggia».
Non è chiaro se Orace Bénédict de Saussure (che era accompagnato dai suoi portatori e dal parroco di Formazza), sia passato dalla Guriner Furka o da un valico più a nord, l'Hendar Furka. Oggi il più frequentato dei due transiti è quello della Guriner.
Per secoli di due valichi furono frequentati dai boschesi nelle loro migrazioni Oltralpe, dove si recavano per motivi di lavoro, come muratori, ma anche come scultori e indoratori.
Quelli erano anche gli itinerari seguiti per compiere i pellegrinaggi devozionali. «Si pellegrinava sempre a piedi, camminando notte e giorno». Per andare a Einsiedeln raggiungevano Altdorf in una sola tappa attraversando il Passo San Giacomo (tra Formazza e la Val Bedretto) e poi il San Gottardo.
Nel 1886 venne iniziata la scuola di tedesco e più recentemente è stato creato un Gruppo costumi, riprendendo quelli autentici, conservati nel museo. Particolarmente diffusa era la lavorazione del legno, anche con intarsio.
Il 25 febbraio 1695 una valanga distrusse parte del villaggio facendo trentaquattro morti. Ancora più devastante e tragica quella del 7 febbraio 1749: le vittime furono quarantuno. L'ultima fu recuperata dalla massa della neve soltanto nella tarda primavera, il 19 maggio.
Come in tutto l'arco alpino centro-occidentale memorabili sono rimaste le nevicate del febbraio 1951. Del resto, per secoli i lunghi isolamenti invernali costituivano la norma. Una volta allo scrittore valmaggese Giuseppe Zoppi capitò di ascoltare un concerto di campane a Bosco. Suonavano piano, «lente e umili». Gli disse una donna: «Lo facciamo per non destare le valanghe».