Ama Dablam, valanga travolge 6 alpinisti

 

KATHMANDU, Nepal -- Stavano riposando nelle loro tende di campo 3 (6.400 metri di quota). Al sicuro, pensavano. Ma un valanga li ha travolti all'improvviso, nel cuore della notte. Un alpinista inglese, due svedesi e tre sherpa risultano ora dispersi sulle pareti dell'Ama Dablam (6.812 metri).


Duncan Williams (32 anni), Daniel Carlsson (27 anni) e Mikael Forsberg (41 anni) stavano ultimando la scalata dell'ambito picco nepalese con tre sherpa: Tashi Dorje Sherpa, Danurbu Sherpa e Mingmu Nuru Sherpa. Mancava poco al raggiungimento dell'obiettivo: il tentativo di vetta sarebbe probabilmente stato questione di ore, al massimo di giorni.

 

Ma non hanno potuto completare il loro progetto. Una immensa valanga si è abbattuta sul loro campo più alto, sorprendendoli intorno a mezzanotte e trascinandoli con sui ripidi pendii della montagna.

 

Il ministro del turismo nepalese, Lok Bahadur Khatri, ha subito inviato un elicottero a battere l'area per trovare gli alpinisti, ma sinora i piloti avrebbero avvistato solo alcune tracce di vestiti.

 

Nel frattempo, proseguono senza sosta le ricerche dei quattro alpinisti francesi dispersi da due settimane nella zona del Paldor Peak (5.896 metri). Il sopralluogo con gli elicotteri non ha dato per ora alcun frutto e una squadra di dieci persone sta ripercorrendo la via di salita sulla parete nord della montagna che, secondo i programmi, i giovani stavano scalando.

 

L'Ama Dablam (nella foto) si trova nell'alta valle del Khumbu, vicino a monte Everest (8.848 metri). La sua forma affilata ed elegante attira ogni anno nella zona molti alpinisti e molti turisti.

 

Valanga Ama Dablam: guardate dov'era campo 3

immagine

KATHMANDU, Nepal -- "Si trovava all'ombra di un minaccioso ed immenso seracco pensile. E' questo che ha provocato la tragica valanga di lunedì notte". Con queste scioccanti parole l'alpinista polacco Artur Hajzer, giunto in vetta alla montagna nepalese all'inizio di novembre, ha commentato la valanga che ha travolto sei alpinisti sull'Ama Dablam.


L'immagine nel riquadro ritrae l'ultimo tratto della via normale di salita all'Ama Dablam. E' stata scattata lo scorso 27 ottobre da Maciej Kalwak, compagno di spedizione di Artur Hajzer. La freccia rossa indica il luogo in cui gli alpinisti travolti avrebbero piazzato il loro campo 3.

 

"Abbiamo discusso animatamente più volte riguardo l'opportunità di mettere le tende in quel posto - ha raccontato qualche ora fa Hajzer ad Explorersweb -. Io, come molti altri mei compagni, pensavo fosse troppo pericoloso. Ma alla fine ci siamo convinti che il seracco fosse stabile e che le preoccupazioni erano esagerate. Visto che per tutta la stagione le tende erano state montate lì e che ci avevano dormito molti esperti alpinisti".
 
La spedizione polacca, guidata da Krzysztof Wielickiha, ha raggiunto la vetta dell'Ama Dablam all'inizio di novembre. "Per tutto il tempo della salita in vetta - continua Hajzer -, non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso: avevo visto dell'acqua colare da sotto il seracco. E' un segnale di pericolo inconfondibile. Quelle tende avrebbero dovuto essere messe più in alto e più a destra, anche solo di cento metri. Forse prima sì, ma questa stagione, quella posizione non era più sicura".

 

La guida australiana Duncan Chessell, anch'essa intervistata da Explorersweb, è dello stesso avviso. "Sono stato sulla montagna 4 volte e posso dire che senza dubbio campo 3 era sovraffollato e installato troppo sotto il seracco".

 

"Molti hanno criticato il governo nepalese per aver dato troppi permessi di salita all'Ama Dablam - continua Chessell -, ma d'altro canto bisogna considerare che sono gli alpinisti a decidere dove installare le tende, assumendosi le loro responsabilità".

 

Nel frattempo, con poche speranze di ritrovarli vivi, proseguono le ricerce dei sei alpinisti travolti dalla valanga (due svedesi, uno inglese, tre sherpa). Gli elicotteri, sinora, hanno infatti trovato solo alcuni brandelli di vestiti.