GENERALITA'

La necessità di conoscere di là da quanto vediamo proviene dall'esigenza di muoversi, , di spostarsi, di raggiungere una meta.

Quando essa è visibile è infatti facile scegliere la direzione per raggiungerla, percependo in maniera naturale la reciproca posizione tra il punto di partenza e quello di arrivo. Ben diverso è l'atteggiamento quando la destinazione è fuori della vista perché occorre sapere in quale posizione relativa esso sia rispetto al punto in cui si trova inizialmente, a patto inoltre di conoscerlo, quindi scegliere in quale direzione avviarsi ed infine stabilire quale tragitto percorrere.

Durante il percorso è peraltro necessario verificare se si sta seguendo esattamente.

Ecco presentarsi allora una serie di problemi, più o meno complicati secondo la situazione, alla cui soluzione tecnica è chiamato proprio l'Orientamento.

In verità, pur inconsciamente, esso è sempre utilizzato, anche per le situazioni più banali. Per gli spostamenti, la cui meta è fuori della vista, ci affidiamo alle conoscenze personali, in pratica spezzando il percorso in più tratti, con gli estremi ben riconoscibili e in vista, scelti in conformità a qualche caratteristica a nostro personale giudizio indicativo e facilmente memorizzabile (possono essere : aspetti morfologici o paesaggistici, presenza di manufatti, più spesso ovviamente segnali e cartelli), che così diventano precisi riferimenti .

Quando, ad esempio, andiamo al lavoro per mezzo è la conoscenza del nostro territorio, che ci consente di mettere in relazione il luogo in cui ci troviamo con quello della destinazione. Mentalmente costruiamo un tragitto, che in sostanza vuol elencare e mettere in ordine i punti in cui dobbiamo cambiare direzione, dei quali ne richiamiamo dalla memoria l'aspetto a noi famigliare.

Durante il percorso il riconoscimento di questi riferimenti intermedi secondo la previsione, ci confermano della corretta esecuzione. Se ora sostituiamo la cartina alla conoscenza memorizzata e gli strumenti tecnici, più o meno complicati, ai personali riferimenti si passa all'applicazione di quell'orientamento scientificamente preciso che sta alla base della navigazione strumentale.

Le tecniche per tale orientamento sono proprio l'argomento di quest'esposizione. Le soluzioni pratiche hanno validità solo per le relative zone terrestri cui sono destinate, perciò quelle qui ricordate si devono intendere destinate alle medie latitudini a nord del Tropico del Cancro (Lat.< 23,5° N); le estensioni eventuali saranno precisate di volta in volta.

 

Orientamento empirico con il cielo.

Anche quando non è subito evidente, il problema principale dell'orientamento, e in ogni caso il primo, è quello di individuare i punti cardinali sull'orizzonte.

L'orientamento pratico, cioè senza l'ausilio di strumenti, utilizza come riferimento la posizione degli astri - sia di quelli che l'hanno fissa sia quelli che consentono di prevederla con una buona approssimazione conoscendo il loro ciclico movimento. Non è banale osservare che, essendo la valutazione essenzialmente basata sull'osservazione, è indispensabile che ci sia visibilità.

Con riferimento ad alcune conoscenze scientifiche è anche possibile migliorare le approssimazioni, e a volte potrebbe sembrare utile approntare per la circostanza qualche rudimentale strumento;in ambedue i casi però le più precise rilevazioni non sempre si traducono in effettivo vantaggio nella successiva fase di utilizzo.

In pratica si tratta di determinare la posizione sull'orizzonte di un primo punto cardinale, quello che è facile per la situazione data.

Quando è sufficiente un'ampia tolleranza si risale poi alle altre direzioni della "rosa dei venti", completando l'orientamento nel punto di osservazione.

Orientamento empirico con il sole.

Il sole è un astro che nel cielo è in movimento, non ha una posizione fissa. Questo complica la determinazione dell'orientamento e ancor più se si considera che tale movimento non è uniforme.

a) Determinazione dei punti cardinali est ed ovest.

In base alla nostra esperienza sappiamo che all'alba e al tramonto il moto del sole interseca la linea dell'orizzonte individuando rispettivamente su di essa due punti teoricamente fissi

EST OVEST

Una tale rilevazione è però troppo grossolana, anche quando è sufficiente un'ampia tolleranza. Gli scostamenti dalla effettiva posizione derivano sia dallo spostamento stagionale sull'orizzonte delle posizioni dell'alba e del tramonto sia dalla difficoltà di determinare il momento preciso di ciascun fenomeno.

A causa dell'inclinazione dell'asse terrestre queste due posizioni sull'orizzonte corrispondono esattamente con i relativi punti cardinali solo in coincidenza degli equinozi.

Negli altri giorni dell'anno si ha una differenza variabile che raggiunge il suo massimo al momento dei solstizi e purtroppo, per effetto della sfericità della Terra, diventa via via più significativa all'aumentare della latitudine.

Al di sopra dei 55 gradi di latitudine il movimento del sole è così basso sull'orizzonte da rendere incerti i momenti dell'alba e del tramonto; addirittura oltre il circolo polare artico, per qualche periodo dell'anno, i fenomeni dell'alba e del tramonto non hanno proprio luogo.

Alla nostra latitudine, circa 47°, al solstizio d'inverno il sorgere e il calare del sole hanno il massimo spostamento di 35° verso sud risultando, per l'alba nella direzione intermedia ESE e SE (pari a circa 125°) e per il tramonto nella direzione tra SW e WSW (pari a circa 235°); al solstizio d'estate lo spostamento ha luogo verso nord e raggiunge lo spostamento di 35°, quindi per l'alba si ha una direzione tra NNE e NE (pari a circa 55°) e per il tramonto è tra NW e NNW (pari a 305°).

Utilizzando le sigle della rosa dei venti risulta piuttosto complicato indicare le direzioni diverse da quelle principali. E' più conveniente sostituire quest'ultima, come già anticipato, con il piano dell'orizzonte suddiviso in 360 gradi.

Osserviamo che l'Est si trova a 90°, il sud a 180°, l'Ovest a 270° e il Nord a 360° o 0°. Facendo ora una piccola proporzione si può osservare che in media la differenza, sempre per la nostra latitudine, varia, alternativamente nelle direzioni già descritte, di circa 2° ogni cinque giorni; dalla differenza in giorni dagli equinozi si può calcolare uno scostamento in gradi tra la riscontrata posizione del sole e l'effettiva posizione dell'Est molto vicina a quello della tabella.

Dx2/5

Possiamo allora correggere la rilevazione ottenendo un'approssimazione finale di 3-4 gradi.

 

b) Determinazione dei punti cardinali Sud e Nord

Nel corso della giornata il sole raggiunge un'altra posizione nota, il mezzogiorno. Si sa che, volgendo in quel momento le spalle al sole, il prolungamento della nostra ombra sull'orizzonte indica il Nord.

Ancora una volta si tratta però di un'indicazione molto grossolana, questa volta a causa della difficoltà di definire esattamente il momento del mezzogiorno ( attenzione all'ora legale).

La difficoltà nasce perché la posizione del sole, peraltro non evidente nel suo culmine, non incrociando direttamente l'orizzonte, non individua un punto. Un primo modo per ottenerlo non si serve dell'orologio sfruttando invece direttamente gli effetti del movimento del sole.

Piantando al mattino un'asticciola perpendicolarmente in terra osserveremo che la sua ombra si modificherà nella lunghezza quanto nella direzione. Segnando di tanto in tanto sul terreno tali variazioni noteremo dapprima una diminuzione della lunghezza dell'ombra e dopo il mezzogiorno, proprio di quel dato posto (non quindi dell'orologio), un successivo aumento.

La direzione dell'ombra più corta indica effettivamente il Nord, da cui ogni elemento per l'orientamento.

Un secondo modo, che consente di ridurre il tempo di rilevazione, prevede di usare l'orologio per cogliere il momento del mezzogiorno. Però, anche supponendo di possedere uno strumento molto affidabile, le cose si complicano parecchio, perché i risultati possono essere utilizzabili solo se riusciamo a ridurre convenientemente tre diversi errori.

1) La durata del giorno astronomico non è costante e le 24 ore ne rappresentano solo la media. L ' orbita terrestre però non è un cerchio, ma un ellisse in cui il sole occupa uno dei fuochi. Graficamente è possibile verificare che l'angolo di rotazione tra due situazioni di perpendicolarità non è costante, e varia ciclicamente secondo la distanza dal sole. Vi è quindi una differenza tra l'ora media segnata dall'orologio e quella effettiva del mezzogiorno astronomico; tale differenza raggiunge anche il quarto d'ora, come si può notare dal diagramma detto "analemma".

2) L'ora segnata dall'orologio è quella ufficiale del fuso orario, e corrisponde solo a quella del meridiano centrale del meridiano centrale del fuso. Quando il punto di misura si trova a Est o a Ovest di questo, il mezzogiorno effettivo è rispettivamente in anticipo o in ritardo di quattro minuti per ogni grado di differenza. Gli alpinisti orientali ad esempio che si spostano sulle montagne valdostane notano subito il ritardo di circa mezz'ora dell'alba e l'altrettanto prolungamento del pomeriggio. I residenti nel nord-ovest che si recano in vacanza in Puglia dovrebbero osservare una differenza ancor più vistosa. Usando l'orologio, per ridurre l'errore a livelli accettabili occorre conoscere l'effettivo meridiano in cui ci troviamo e, o tenere conto della differenza, o mettere l'orologio sull'ora effettiva (verificando eventualmente con il metodo dell'ombra del bastoncino.

3) L'ora dell'orologio è ovviamente tanto diversa dall'effettiva astronomica quanto più ci si sposta in direzione dei paralleli. Per rinunciare all'utilizzo dell'orologio, in uno spostamento verso Est o verso Ovest, che peraltro può farci uscire dal fuso orario di partenza, è necessario riverificare la differenza (eventualmente attraverso il numero dei chilometri fatti).

c) Determinazione del Nord con l'orologio.

Dagli argomenti precedenti sappiamo che c'è una relazione tra l'ora segnata dall'orologio e la posizione del sole nel cielo.

Se il quadrante fosse suddiviso in 24 ore, se cioè la lancetta delle ore facesse un solo giro il giorno, poiché le 12 indicherebbero il Sud, la lancetta che segna l'ora indicherebbe la posizione sull'orizzonte del sole in quel preciso momento, con una precisione che dipende, teoricamente, dalla qualità delle suddivisioni del quadrante.

Allineando quindi la lancetta delle ore con il sole le 24 indicherebbero la posizione del nord ( e ovviamente le sei l'Est, le 18 l'Ovest). I normali orologi hanno però il quadrante suddiviso in 12 ore. La lancetta delle ore fa cioè due giri ogni giorno (pari a 2x360°) o, meglio detto per essere utilizzato, per ogni intervallo di tempo considerato essa compie un arco doppio rispetto a quello dell'orologio con eventuale quadrante a 24 ore; il quale, come abbiamo visto, indica direttamente la direzione del sole.

A questo punto la soluzione è ovvia: allineando verso il sole la lancetta delle ore, la bisettrice dell'angolo tra questa e le 12 indica il Nord. La regola appare ovvia e facilmente applicabile per le ore del mattino.

Meno intuitiva per le ore pomeridiane, se non ci si ricorda che l'angolo da dividere è quello dell'ora segnata + 360°. Se ad esempio fossero le 18 (l'orologio segna le 6), l'angolo effettuato dalla lancetta delle ore sarebbe di 180 (per le 6) + 360 = 540.La metà vale 270 che corrisponde alla direzione delle ore 9 come deve essere. Forse più praticamente, si può considerare che la bisettrice come sopra definita, segna il Nord di mattino e il Sud di pomeriggio (e naturalmente il Nord nel verso opposto).

Il metodo è pratico e consente, durante le ore di luce, di determinare o controllare in ogni momento l'orientamento. Purtroppo le approssimazioni risultano sempre abbastanza ampie. Infatti anche qui esistono gli errori già indicati che si possono ridurre conoscendo il meridiano e l'errore indicato dall'analemma. Ricordarsi inoltre che tutto ciò non si può fare con un orologio digitale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Orientamento empirico con la stella polare.

 

L'orientamento con il sole diventa ovviamente impossibile dopo il tramonto. Ma anche di notte, in assenza di strumenti, il cielo ci può ancora aiutare. E' importante ricordare che il tramonto e l'alba sono separate dal buio della notte da due fasi, dette crepuscolo, la cui luminosità è sufficiente per impedire l'osservazione delle stelle e anche quindi l'orientamento. La durata del crepuscolo, una volta di più per complicare le cose, varia all'aumentare della latitudine fino ad eliminare di fatto la notte oltre il circolo polare.
Fin dalle prime conoscenze astronomiche impariamo che la Stella Polare è, nel nostro emisfero, il riferimento notturno per l'orientamento; e resta ancora il miglior riferimento perché si discosta dal Nord geografico solo di circa 1°. La stella polare ha il grande vantaggio essere fissa, per cui la determinazione sull'orizzonte del nord attraverso la sua posizione nel cielo può presentare qualche inconveniente solo alle alte latitudini. La stella polare non è molto luminosa, e quindi si trova solo indirettamente. Per effettuare la ricerca occorre ricordare che appartiene alla costellazione dell'Orsa Minore, o Piccolo carro, ed è la terza e più lontana stella del suo arcuato timone. Giace sul prolungamento del lato posteriore della vicina costellazione dell'Orsa Maggiore, o Grande Carro, ad una distanza di cinque volte la lunghezza di tale lato.
Il Grande Carro ruota in senso antiorario in un orbita circumpolare. Rispetto ad essa la stella polare si trova: d'estate ad est (destra); d'autunno più lontana dall'orizzonte (verso zenit); d'inverno si trova ad Ovest (sinistra), e in primavera più vicina alla linea dell'orizzonte.
   

Orientamento empirico con la luna.

 

La luna, specialmente se piena, illumina il cielo e rende più difficoltoso individuare le stelle; ostacola cioè l'orientamento. In questo caso conviene far "buon viso a cattivo gioco", come si suol dire e utilizzare la luna stessa come riferimento. Con la luna piena si può utilizzare l'orologio, adottando lo stesso sistema ma ricordando che il punto cardinale trovato è in questo caso il sud.
Forse è bene ricordare che le precauzioni, quelle che occorre osservare per l'orientamento con il sole per evitare possibili errori, sono necessarie anche nel caso della luna. La luna al primo quarto crescente approssimativamente induca : alle ore 18 il sud, alle ore 24 l'ovest. La luna all'ultimo quarto, calante approssimativamente indica alle 24 l'est e alle ore 6 il sud. La luna nuova fortunatamente non si vede e così le stelle possono essere utilizzate meglio.

Orientamento solo con la carta.

La carta della zona, anche se è l'unico strumento disponibile, già aumenta notevolmente le possibilità di spostarsi in modo corretto e sicuro. Consente infatti di mettere in relazione il punto di partenza con la meta, evidenzia ostacoli e punti pericolosi che possono essere evitati, permettendo di costruire il tragitto più opportuno, prevedendo difficoltà e tempo di percorrenza di ciascun tratto in cui sia eventualmente suddiviso.

E' specialmente utili in ambiente articolato, dove spesso non serve una gran precisione della direzione da seguire potendo utilizzare caratteristiche del paesaggio che siano riportate anche sulla carta.

Il loro riconoscimento è certamente possibile, certamente molto facilitato, se orientiamo la carta.

Orientare la carta significa disporre la sua congiungente N-S con la corrispondente direzione N-S del luogo.

Un tempo orientare aveva significato di rivolgere ad "oriente" . Fino a quando la loro costruzione non fu affrontata con approccio scientifico e matematico le carte avevano il lato superiore rivolto ad Est.

Per quanto riguarda la congiungente N-S, oltre ad avere negli angoli le coordinate geografiche (cioè i valori di latitudine e longitudine, che abbiamo visto essere importanti per l'orientamento con il sole) la carta riporta all'interno un reticolo le cui linee verticali sono indirizzate verso il polo nord geografico.

In loro assenza i limiti destro e sinistro fungono allo scopo. Per quanto riguarda la N-S del luogo, nel capitolo precedente abbiamo imparato alcuni metodi per l'orientamento, che possono essere adottati. Una volta fatto non c'è che da sovrapporre le due linee ottenendo come risultato che i particolari del paesaggio descritti dalla carta risultano disposti nello stesso ordine e nella stessa direzione di quelli reali.

In ambienti articolati, che presentano singolarità facilmente riconoscibili e riportate sulla carta, si possono evitare quei rilievi laboriosi, e sfruttando la carta stessa , operare in maniera più pratica e veloce.

Punto di stazione conosciuto.

In genere sappiamo in quale punto ci troviamo in quel momento, o perché è segnato sul posto o perché riusciamo a risalirci per deduzione. Nell'ambiente che ci circonda si scelga allora un riferimento ben distinguibile (ad esempio : una cima, una forcella, un ponte, una diga, la sponda di un lago); ruotando ora la carta, allineare la direzione dei due punti rappresentati (la linea cioè che congiunge la rappresentazione del punto di stazione con la rappresentazione del riferimento) con quella effettiva che congiunge i due punti reali.

In questa maniera si ottiene l'orientamento del luogo e della carta con un'unica operazione. Per facilitare l'allineamento e aumentare la precisione è utile sulla carta segnare la direzione con la matita. Se ci manca la matita possono essere utili due spilli.

Punto di stazione non conosciuto.

Qualche volta potremmo non disporre di alcun elemento decisivo per conoscere a priori il punto di stazione. In tal caso non è più sufficiente riferirsi ad un solo punto dell'ambiente. Per effettuare l'orientamento occorre individuare nell'ambiente un primo allineamento, cioè una linea che congiunga due punti posti nella stessa direzione rispetto al rilevatore.

Il suo prolungamento passa quindi anche per il punto di stazione, che in teoria è però uno degli infiniti punti della linea. In pratica invece nell'immediato intorno del punto di stazione qualche caratteristica del paesaggio o dell'ambiente (il limite della vegetazione, un fosso, una cresta) ci consente di determinare comunque il punto di osservazione.

Se comunque ciò non fosse possibile occorre cercare un secondo allineamento ed operare nella stessa maniera. E' più conveniente riportare le due linee sulla carta, ma in ogni caso nel punto di incrocio è situato il punto di stazione. Per ridurre al massimo gli inevitabili errori, è bene scegliere i due punti di ciascun allineamento sufficientemente distanti tra loro. Inoltre i due allineamenti dovrebbero essere quasi ortogonali tra loro.

 

Orientamento solo con la bussola

Principio di funzionamento della bussola.

La terra possiede un campo magnetico la cui origine non è stata ancora scientificamente scoperta. Se al centro della terra fosse posta una barra magnetica il cui asse formasse un angolo di 11 gradi con l'asse di rotazione terrestre si otterrebbe un campo magnetico la cui struttura sarebbe simile a quella che effettivamente si espande nello spazio intorno al pianeta.

La sua rappresentazione mostra le sue linee di forza che entrano ed escono dai poli magnetici, la cui intensità diminuisce con la distanza dalla terra. I poli magnetici reali non coincidono con i poli geografici e peraltro non sono fissi .

Il polo magnetico effettivo dell'emisfero settentrionale si trova nell'arcipelago artico canadese e a metà degli anni ottanta era a circa 75 gradi di latitudine nord e 100 gradi di longitudine ovest.

Quello dell'emisfero meridionale è situato nella Terra Vittoria a 68 gradi di latitudine S e 156 gradi di longitudine E.

Un ago magnetizzato, immerso in un punto qualsiasi del campo magnetico e libero di ruotare, sotto l'influenza di questa forza si allinea con l'andamento della linea di forza su cui si trova.

La forza che orienta l'ago nello spazio ha una componente orizzontale ed una componente verticale.

La componente orizzontale allinea l'ago secondo la direzione N-S, con approssimazione diversa da zona a zona principalmente per la non coincidenza tra i poli magnetici e geografici.

La differenza di direzione della linea di campo rispetto alla direzione del meridiano è chiamata declinazione magnetica. Questa componente è massima all'equatore e vale zero già nell'intorno del polo magnetico. L'origine del campo magnetico terrestre è per il 96% di origine interna, il resto è dovuto al contributo delle "anomalie magnetiche". Queste causano un andamento dei paralleli e dei meridiani magnetici così irregolare che risultano linee piuttosto contorte.

Anche il sole partecipa a causare anomalie e provoca variazioni sia regolari e periodiche sia irregolari.

Pure il campo interno è soggetto a variazioni che sono regolari con ciclo secolare. Se il polo magnetico si trova più a est del polo geografico si ha la "declinazione orientale" a cui si associa il segno aritmetico +;

se il polo magnetico si trova ad ovest si ha la declinazione occidentale a cui si associa il segno aritmetico - .

Vi sono ovviamente punti in cui si ha declinazione nulla, dove cioè la direzione del nord magnetico coincide con quella del nord geografico.

La componente verticale inclina l'ago magnetico rispetto al piano orizzontale verso il basso nell'emisfero settentrionale e verso l'alto in quello meridionale; è variabile con la latitudine e vale zero all'equatore ed è massima ai poli magnetici ed è detta inclinazione magnetica.

Con ampia approssimazione si può considerare che l'angolo di deviazione imputabile all'inclinazione magnetica è uguale alla latitudine del punto di osservazione.

La bussola, in sostanza , è costituita da un ago calamitato, che, in virtù della componente orizzontale, orienta un estremo (in genere dipinto di rosso) verso il polo magnetico Nord.

Gli strumenti attuali da diporto hanno quasi tutti le seguenti caratteristiche costruttive, ovviamente molto simili poiché dettate dalle necessità di uso:

- Un corpo fisso

- Un corpo girevole, costituito dal contenitore dell'ago: sigillato contiene un liquido per smorzare le oscillazioni); con il fondo trasparente su cui è riportato un indicatore di direzione corrispondente al nord della bussola; con una ghiera graduata a suddivisione generalmente di 360°, il cui "0" coincide con il N della bussola.

- Riferimento, sul corpo fisso, per leggere gli angoli di direzione (azimut)

- Collimatore, sul corpo fisso (freccia o mirino) per determinare la direzione di marcia;

- Uno specchio, sul corpo fisso, per leggere la bussola e contemporaneamente collimare.

- Per ovviare all'inclinazione magnetica l'ago è contrappesato. Il peso è adattato per la zona in cui sarà venduta la bussola, che perciò, senza un intervento della fabbrica, non può essere usata fuori della zona per cui è stata prevista.

Per un corretto uso della bussola in montagna vedere le istruzioni

Orientamento con carta e altimetro

Quando verifichiamo la quota con l'altimetro di fatto controlliamo se stiamo rispettando la tabella di marcia, se a quella velocità faremo in tempo a raggiungere la meta, se dobbiamo optare per soluzioni alternative.

 

Altimetro analogico
Esempi di altimetri elettronici

Tutto ciò è orientamento, solo che viene sviluppato in senso verticale invece che in quello orizzontale.

Come abbiamo detto più volte, un ambiente molto vario ha parecchi elementi morfologici e paesaggistici attraverso i quali è abbastanza facile stabilire il punto in cui ci troviamo o che facilmente possiamo raggiungere. In questo caso se l'altimetro conferma il risultato siamo senza dubbio molto rassicurati; ma molto spesso data la praticità e la velocità del suo impiego può esso stesso diventare strumento dell'orientamento.

Abbiamo imparato a raggiungere la meta seguendo l'azimut. In genere però non abbiamo la bussola, proprio perché presupponiamo di muoverci in ambiente piuttosto limitato e facilmente riconoscibile. E anche quando l'avessimo spesso la via diretta è resa impossibile da ostacoli, pericoli, difficoltà insuperabili, che obbligano a trovare un percorso a zig-zag più complesso e articolato sia da progettare che da seguire. Tutto ciò scoraggia l'uso della bussola.

Con la carta e l'altimetro in effetti è possibile risolvere una percentuale significativa dei problemi di orientamento in ambiente alpino invernale.

Facciamo un esempio semplice di soluzione pratica, anticipando che quelli più complicati in sostanza si risolvono con l'iterazione di questo.

Invece che determinare sulla carta l'azimut della meta per ottenere un percorso diretto, si può :

- Scegliere un itinerario alternativo, che in genere non conduce alla meta; deve però, essere riconoscibile naturalmente senza ausilii strumentali perché fortemente caratterizzato nell'ambiente (una cresta, un lungo dosso, una valletta, il limite del bosco, un rio, un sentiero, una morena), e raggiungere la stessa quota dell'obiettivo. Nel trasferimento sarà proprio e solo l'altimetro ad avvertirci di aver raggiunto quella quota determinata.

- Seguire ora la curva di livello nella direzione opportuna fino a raggiungere la meta. In questa fase lo strumento diventa fondamentale in quanto mantenere la quota, o comunque riprenderla, è impossibile, specialmente se si devono attraversare particolari andamenti morfologici o in caso di scarsa visibilità.

Il superamento di ostacoli non comporta alcun problema: qualunque spostamento debba essere fatto sul pendio, sarà sempre facile alla fine ritornare alla quota di partenza.